Parrocchia di San Siro


IL SANTO PRESEPIO

Facciamo il presepio nelle nostre case,
accogliamo Gesù nel nostro cuore,
celebriamo il mistero dell'Incarnazione!
 

Questa locuzione viene usata per indicare la pia tradizione cattolica di rappresentare la natività di Gesù Cristo durante il periodo natalizio.
La pratica popolare vorrebbe che le famiglie preparino il presepio l'8 dicembre, solennità dell'Immacolata concezione, e che rimanga nelle case fino al 2 febbraio, festa della Candelora.

    La  rappresentazione del presepio deve aiutare  per meditare meglio sul mistero dell'Incarnazione del Verbo nel seno della Vergine Maria. 
    Esso raffigura e ricorda il miracoloso atto che vede efficiente tutta la Santissima Trinità. Dio Padre ha preservato la Vergine Maria dal peccato originale perchè il Suo divin Figlio vi si incarnasse per opera dello Spirito Santo. 
    Nel presepe si contempla così la Natività di Gesù che si è fatto uomo come noi, che è entrato nella storia, e che si è manifestato al mondo. 
    L'opera di Redenzione inizia così con il dono di Dio agli Uomini del Suo unico Figlio (Natale) e si perfezionerà  sul Calvario ove Gesù Cristo si immolerà con il Sacrificio della Croce come vittima offerta a Dio Suo Padre, per la remissione dei nostri peccati (Passione e Morte).  Essa poi ci completerà con la Gloriosa sconfitta della Morte con la quale Gesù ci aprì le porte del Suo Regno dei cieli (Resurrezione). 
 
    Come collochiamo la statuetta del Bambin Gesù nel presepio, così sforziamoci di accoglierlo con purezza e degnamente nei nostri cuori!
 
        E nella lettura dei Vangeli, durante le Messe del Natale, ascoltiamo il canto degli angeli e ripercorriamo anche con gli occhi della mente la mirabile scena che videro i pastori, e  adoriamo come loro Gesù Cristo, realmente presente  nell'Ostia consacrata e realmente presente nel tabernacolo.                 

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Ambientazione del Presepio

    Il presepe rappresenta la Natività di Nostro Signore Gesù Cristo, che nacque nel piccolo villaggio di Betlemme, vicino a Gerusalemme. Lo dicono i Vangeli.

Secondo il Vangelo di s. Matteo

    «Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2"Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo". 3All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
"E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero
il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele
".
».     (Mt. 2, 1-6)

 
Secondo il Vangelo di s. Luca

«1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.» (Lc. 2, 1-7)


Origine della parola presepio

     «
Maria peperit filium suum primogenitum, et pannis eum involvit, et reclinavit eum in praesepio: quia non erat eis locus in diversorio».
 
 («Maria diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo
»)  (Lc. 2, 7 )

     Come si vede, i Santi Vangeli canonici parlano della natività in modo molto vago tralasciando molti particolari scenografici.
San Luca parla di pastori, e nessuno dei quattro Evangelisti descrive o cita esplicitamente di una grotta o di una stalla. Gran parte quindi delle ambientazioni utilizzate nel presepe e dei personaggi (umane e personali) derivano dai Vangeli apocrifi e da antiche tradizioni popolari.

    E’ al greco Origene (prima metà del III secolo)  che si deve  l’odierna tradizionale iconografia del presepe: egli infatti aggiunse all’iconografia originaria quei particolari tratti dai Vangeli apocrifi che si sono consolidati nella tradizione fino ai nostri giorni.
    E’ stato lui infatti che colloca Gesù in una grotta (o in una stalla), parla dei doni dei pastori, di un bue e di un asinello, che riscaldano il piccolo con il proprio alito, richiamandosi probabilmente ad una antica profezia di Isaia. Il bue a l'asinello, simboli immancabili di ogni presepe, derivano da un'antica profezia di Isaia che dice "Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone". (Is. I, 3)


Primo Presepe: la “stalla” di Papa Libero I a Roma - (352)

    È storicamente documentato che già nel IV secolo, per volere di Papa Liberio I (352-366), veniva eretta nella vigilia di Natale una "stalla" posta davanti all'altare presso il quale, il 24 dicembre di ogni anno, veniva celebrata la Messa di mezzanotte, nella Basilica S. Maria "ad praesepe"  (oggi divenuta Arcibasilica Patriarcale di S. Maria Maggiore – detta anche Basilica Liberiana, perché voluta appunto da Papa Liberio I) (N.d.a.: Papa Liberio era succeduto a Papa Giulio I (337-352) il quale nel 337 aveva stabilito che il 25 dicembre fosse festeggiato come il giorno della nascita di Gesù.)
      Si sa pure che Papa Gregorio III (731-741) fece sistemare sotto la stalla di S. Maria Maggiore una statua d’oro raffigurante la Madonna con il Bambino.
    Questa pia usanza da lì a poco venne praticata anche in alcune altre chiese di Roma che ricordavano il Sacro Evento.
 

                                                                                                                          Beato Angelico - Natività
                                                                                                               
 Primo Presepe fuori Roma: Napoli (1025)
    A Napoli nel 1025 presso una chiesa chiamata Santa Maria ad Praesepe che sorgeva in piazza San Domenico Maggiore si volle imitare l’usanza romana e furono esposte per la prima volta al di fuori delle chiese di Roma alcune statue lignee che raffiguravano la natività del Cristo.

 
La “rivoluzione” di San Francesco d’Assisi: il presepe di Greppio (1223)

    Il primo presepio vivente così come lo vediamo realizzare ancor oggi, con la grotta al centro, la Sacra famiglia all’interno, col bue l’asinello intorno alla mangiatoia, e tutti gli altri personaggi che vanno verso il Bambino, fu realizzato per la prima volta da San Francesco d’Assisi.
    Il Santo «voleva rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie ad un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello.» (Fra’ Tommaso da Celano, Biografia di S. Francesco d’Assisi,1229, n. 84).
    San Francesco, infatti, era stato in oriente quattro anni prima, nel 1219, ed aveva potuto visitare i luoghi santi della vita del Signore. Il ricordo più intenso di questo viaggio fu la visita alla grotta di Betlemme ove il Signore volle nascere.

L’autorizzazione di Papa Onorio III
    S. Francesco però sapeva che il Papa aveva vietato la rappresentazione di drammi sacri. Egli, quindi, rispettoso delle leggi ecclesiastiche, provvidenzialmente emanate per la difesa della serietà, del decoro e del rispetto, chiese al Sommo Pontefice una particolare deroga, chiarendo lo scopo missionario ed evangelizzatore.
     Papa Onorio III, allora dette a San Francesco una particolare autorizzazione e gli permise solo di celebrare la messa in una grotta naturale, invece che in chiesa. A questo punto, S. Francesco eresse una mangiatoia all'interno di una caverna in un bosco, vi portò un asino ed un bue viventi, ma senza la Sacra Famiglia, rivisse la nascita del Signore.

    Prosegue fra’ Tommaso: «E giunge il giorno della letizia (n.d.a. il Natale). Per l’occasione sono qui convocati molti frati, uomini e donne … portando ciascuno secondo le proprie possibilità, ceri e fiaccole…. Arriva alla fine Francesco, vede che tutto è predisposto… ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà e si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuta come una nuova Betlemme. Il Santo è lì estatico di fronte al presepio. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucarestia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima e Francesco, rivestito dei paramenti diaconali, perché era diacono canta con voce sonora il Santo Vangelo» (Fra’ Tommaso, ibidem, n. 85).
                            Giotto - Natività, Assisi, basilica Superiore


   Durante la S. Messa, Francesco tenne la sua famosa predica di Natale davanti ad una grande folla di persone, rendendo così accessibile e comprensibile la storia di Natale a tutti coloro che non sapevano leggere.

S. Bonaventura scrive che Francesco: «Tre anni prima della sua morte, volle celebrare presso Greccio il ricordo della natività di Gesù Bambino, e desiderò di farlo con ogni possibile solennità, al fine di eccitare maggiormente la devozione dei fedeli».

  «Terminata la veglia solenne ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia». (n. 86).

Secondo il racconto di Tommaso da Celano, in quella notte di Natale, a Greccio, il Santo avrebbe anche compiuto un miracolo facendo animare la statua del bambino.
 
Era il 25 dicembre dell’anno 1223 tre anni prima della sua morte. Greccio, piccolo centro del Lazio, in provincia di Rieti

Questo episodio poi fu magistralmente dipinto da Giotto nell'affresco della Basilica Superiore di Assisi. Fu il primo presepio e Greccio viene oggi celebrato come luogo di nascita del presepe.
 
 
Uno dei primi presepi stabili con statue a tutto tondo fu realizzato attorno al 1280 ad opera di Arnolfo di Cambio  ed è collocato tuttora nella Arcibasilica Patriarcale di Santa Maria Maggiore a Roma.


PERSONAGGI E SIGNIFICATI.

La Sacra Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria.
    Maria e Giuseppe, sono rappresentati a partire dal XIII secolo, in atteggiamento di adorazione proprio per sottolineare la regalità dell'infante.

 
Il bue e l'asino
    Aggiunti da Origene, interprete delle profezie di Abacuc e Isaia, («Il bue ha riconosciuto il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone», Is. I, 3)  divengono simboli del popolo ebreo (il bue) e dei pagani (l’Asino).
    Nella tradizione popolare l’asino viene giustificato poiché era l’asino di San Giuseppe sul quale faceva viaggiare sua moglie, La Madonna, affaticata dalla gestazione. Il bue, invece, grazie ad un suo muggito, segnalò a San Giuseppe la presenza di una stalla, che venne quindi eletta quale riparo accogliente per la Sacra Famiglia e dove Maria poté dare alla luce il Bambin Gesù.


I Tre Re Magi
- «Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra!» (dalla liturgia dell’Epifania)
Dei Re Magi parla San Matteo: «...alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo”» (Mt. 2, 1-3) «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre, e prostratisi lo adorarono.» (Mt. 2, 11).
Se l’Evangelista Matteo è il solo a citare i Re Magi, il Vangelo apocrifo dell’infanzia armeno cita tre i nomi di tre sacerdoti persiani: Gaspar (Gasparre), Melkon (Melchiorre), e Balthasar (Baldassarre).
 La tradizione poi ne cita altri.
I     Magi erano astronomi, sapienti e studiosi. Leggendo i profeti e il correre degli astri, lessero nella stella cometa il segno del compiersi della profezia della nascita del Re dei Re nel paese di Betlemme.
    Significato. E’ stato Papa San Leone I, Magno, a fissare il numero dei Re Magi in tre,  e ne diede una duplice interpretazione: essi rappresenterebbero le tre età dell'uomo (gioventù, maturità e vecchiaia) durante le quali ogni persona deve adorare Gesù Cristo; ma rappresentano altresì le tre razze in cui si divide tutta l'umanità (la semita, la giapetica e la camita secondo il racconto biblico). Quest’ultima allegoria dà conferma al Salmo: «A lui tutti i Re si prostreranno, lo serviranno tutte la nazioni. Sal. 72, 11) e compie la profezia di Isaia: «I Re saranno tuoi tutori, … Con la faccia a terra essi si prostreranno davanti a te e baceranno la polvere dei tuoi piedi: allora tu saprai che i sono il Signore.» (Is. 49, 23).
Così i re magi entrarono nel presepe, sia incarnando le ambientazioni esotiche sia come simbolo delle tre popolazioni del mondo allora conosciuto, ovvero Europa, Asia e Africa.


I doni dei tre Re Magi
«Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aperti i loro scrigni offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt. 2, 11).
La tradizione è stata mirabilmente capace di fondere ed unire tutte le allegorie assegnando ad ognuno dei Magi  diversi significati
- Melchiorre viene rappresentato come un persiano, anziano con la barba lunga e i capelli bianchi a rappresentare l’età adulta. Egli proviene dall’Asia e porta incenso, a ricordo della divinità di Gesù.
- Gaspare, il più giovane dei tre, rappresenta l’età giovanile, e offre il simbolo della regalità, ossia l'oro. Egli proviene dall’Europa (Spesso è rappresentanto con il mantello blu, coi gigli d'oro di Francia, e raffigurerebbe il re san Luigi IX).
- Baldassarre è il mago adulto, e rappresenta l’età della maturità. Egli è Etiope, proveniente dall'Africa, ed è naturalmente di colore nero. Egli offre la mirra, utilizzata per l'imbalsamazione e dunque a ricordo della futura morte di Gesù, come uomo.
    Si è visto quindi che i doni dei Magi sono interpretati con riferimento alla duplice natura di Gesù e alla sua regalità: l'oro perché dono riservato ai Re, l'incenso, per la sua Divinità (Gesù Vero Dio) e la mirra, per il suo essere uomo
                                                                           (Gesù Vero Uomo),


Stella cometa e i Magi
    «Alcuni  Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il Re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere una stella e siamo venuti per adorarlo”» (Mt. 2, 1-2)
    Vari studiosi si sono cimentati nell'identificazione della “stella di Betlemme” apparsa ai Magi intorno all'anno zero.
    Alcuni hanno ipotizzato che si trattasse della cometa di Halley, la stessa che impressionò Giotto e che fu visibile dalla Terra nel 12 a.C.. Ma questa data non è compatibile con l'opinione corrente della maggior parte degli storici che datano la nascita di Gesù tra il 7 e il 4 a.C.
    La gran parte degli studiosi è propensa a credere che “la stella” che guidò i Magi non fosse un singolo oggetto celeste, ma una congiunzione di pianeti: Keplero segnalò che nel 7 AC. vi fu una tripla congiunzione di Giove con Saturno, evento molto raro che si verifica ogni 805 anni, mentre nel 6 a.C., vi furono simultaneamente le congiunzioni di Giove con la Luna e di Marte con Saturno, entrambe nella costellazione dei Pesci.
    Questo fenomeno deve aver avuto un enorme valore: essendo considerata una "grande congiunzione" e in vista della imminente era del messia (o anche età dell'oro), mise in allarme l'intero mondo antico.
    Inoltre, secondo i calcoli,  Betlemme si trova proprio nella direzione in cui la luce nella costellazione dei Pesci poteva essere percepita da viaggiatori che giungessero da Oriente ed alcuni documenti confermano che fu proprio nel 7 a.C. che nei cieli della sponda meridionale del Mediterraneo e in Mesopotamia si verificò un fenomeno luminoso nettamente percepibile con gli stessi caratteri di quello dell'episodio dei Magi.


Gli angeli
 
    «Un angelo del Signore si presentò davanti ai pastori e la gloria del signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia. E Subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria in excelsis Deo!” » (Lc. 2, 9-14)
    Gli angeli sono spesso presente nelle rappresentazioni sacre, nei dipinti e nelle sculture e sono perenne riferimento e ricordo delle creature superiori, nate dall’amore di Dio, e testimoni della divinità delle scene rappresentate e della sacralità del significato che esse rappresentano.
    Essi hanno operato la prima evangelizzazione: annunciando ai pastori la venuta dell'unico e vero Salvatore del mondo: Gesù Crito.


I pastori.
«In quella stessa regione si trovavano dei pastori: vegliavano all'aperto e di notte facevano la guardia al loro gregge....All’annunzio dell’Angelo essi andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino che giaceva nella mangiatoia…. I pastori poi se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro» (Lc. 7, 8-20)
 
 
 
 



    I pastori, gente umile e povera, che si sostiene col proprio lavoro faticoso, sono i primi a esser stati chiamati a credere. 
    Significato. Sono i primi testimoni privilegiati dell’Incarnazione del Verbo, della nascita del Salvatore. Gli umili e i poveri in spirito infatti sono i diletti dal Signore Gesù Cristo che scelse una grotta per farsi Uomo e condividere la nostra condizione umana (eccetto che nel peccato). 
    I pastori, e gli altri personaggi del presepe, rappresentano l’umanità che Gesù è venuto a redimere col Sacrificio della Croce.  
    La tradizione vuole che venga rappresentato anche un pastore che dorme e non ode il richiamo degli angeli: egli rappresenta il popolo ebraico che non hanno aperto gli occhi e non hanno voluto riconoscere e accogliere la venuta del Messia: Gesù Cristo.

 
Il presepio nelle famiglie.
La diffusione a livello popolare si realizzò pienamente nel 1800: ogni famiglia in occasione del Natale costruiva un presepe in casa riproducendo così la Natività secondo la tradizione con statuine in gesso o terracotta, carta pesta e altri materiali per gli scenari, forniti dagli artigiani. Basta poco per continuare a ricordare il mistero dell'Incarnazione: La Madonna, San Giuseppe e Gesù Bambino. Non perdiamo questa devozione per la Natività di Colui che è nato per noi e per la nostra salvezza.

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