Parrocchia di San Siro

 
LA CATTEDRA DI SAN PIETRO APOSTOLO
RILIEVI TEOLOGICI
 
    La cattedra, letteralmente, è il seggio fisso dei Vescovi e, di conseguenza, anche del Romano Pontefice.
     E’ posta in permanenza nella chiesa madre della Diocesi (di qui il suo nome di "Cattedrale") ed è il simbolo dell'autorità del Vescovo e del suo magistero ordinario nella Chiesa locale.
    La cattedra di S. Pietro indica quindi la sua posizione preminente nel collegio apostolico, dimostrata dalla esplicita volontà di Gesù, che gli assegna il compito di "pascere" il gregge, cioè di guidare il nuovo popolo di Dio, la Chiesa.
 
 
Autorevole Primato di San Pietro.
 
    1)  Consegna delle chiavi. 
    La prima investitura di S. Pietro da parte di Cristo viene raccontata nei Vangeli: «In quel tempo: 13 venuto poi Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: "Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?". 14 Ed essi risposero: "Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o uno dei profeti". 15Disse loro Gesù: "Ma voi chi dite che io sia?". 16Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". 17E Gesù replicò: "Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa. 19 E a te darò le chiavi del regno dei cieli, e ciò che avrai legato sulla terra sarà legato anche nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto anche nei cieli".» (S. Vangelo secondo Matteo, 16, 13-19)
 
    Significato delle chiavi. 
    In modo particolare per il popolo ebraico le chiavi erano un simbolo dell'autorità.
    In Apocalisse 1,18 Gesù dice di avere le “chiavi della morte e dell'inferno”, che significa che ha potere sulla morte e sull'inferno; anche in Isaia 22,21-22 compaiono le chiavi come simbolo.
    Il cardinale James Gibbons, nel suo libro The Faith of Our Fathers (La fede dei nostri padri) indica che le chiavi sono un simbolo dell'autorità anche nella cultura odierna; usa l'esempio di qualcuno che dà le chiavi di casa propria ad un'altra persona, e così quest'ultima diventa la rappresentante del padrone di casa durante la sua assenza.
 
    Nella trabeazione interna della cupola dell'Arcibasilica Patriarcale Maggiore di San Pietro al Vaticano, sopra l'altare della confessione, il papa volle scritto proprio la frase di istituzione del ministero papale: Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam: et portae Inferi non praevalebunt advertsus eam. Et tibo dabo claves regni caelorum.
 
 
 
 
    2)  Pesca miracolosa
    Anche nella prima pesca miracolosa viene riferita l’investitura di Pietro, quando a Simon Pietro, che si riconosceva peccatore, aveva detto: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini» (Lc 5,10). In tale circostanza, Gesù aveva riservato a Pietro personalmente questo annuncio, distinguendolo dai suoi compagni, tra i quali i «figli di Zebedeo», Giacomo e Giovanni (cf. Lc 5,10).
 
    Gesù eseguirà la medesima investitura dopo la sua Risurrezione conferendo a Pietro il primato di giurisdizione su tutta la Chiesa. «Tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». Ma quest’avveramento si riferisce solo a un lato del primato di giurisdizione: il primato per la custodia della fede. Gesù invece aveva ancora promesso un primato di piena autorità nel reggere e santificare la Chiesa di Dio e questo adempie fedelmente.
 
    3) Seconda pesca miracolosa dopo la Risurrezione: “Pasci le mie pecorelle”.
    Anche nella seconda pesca miracolosa, dopo la Risurrezione, emerge la persona di Pietro in mezzo agli altri Apostoli, secondo la descrizione dell'avvenimento fatta da Giovanni (21,2ss), quasi a tramandarne il ricordo nel quadro di una simbologia profetica della fecondità  della missione affidata da Cristo a quei pescatori.
    «Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
4Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No". 6Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare.(…)
9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.(…)
15Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". 16Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". 17Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle.»
 
    Gesù: il Buon Pastore, e Pietro, il suo Vicario
    Quando Gesù sta per conferire la missione a Pietro, si rivolge a lui con un appellativo ufficiale: «Simone, figlio di Giovanni» (Gv 21,15), ma assume poi un tono familiare e d'amicizia: «Mi ami tu più di costoro?». Questa domanda esprime un interesse per la persona di Simon Pietro e sta in rapporto con la sua elezione per una missione personale. E Pietro dà  una risposta che non è fondata sulla fiducia nelle proprie forze e capacità  personali, sui propri meriti. Ormai sa bene che deve riporre tutta la sua fiducia soltanto in Cristo: «Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo» (Gv 21,17).
    Su questa dichiarazione d'amore  gli è conferita questa missione e autorità  singolare. Pietro è dunque distinto tra gli altri apostoli.
 
    Evidentemente il compito di pastore richiede un amore particolare verso Cristo. Ma Dio che dà  tutto, anche la capacità di rispondere alla vocazione, di adempiere la propria missione. Sì, bisogna dire che «tutto è grazia», specialmente a quel livello!
    E avuta la risposta desiderata, Gesù conferisce a Simon Pietro la missione pastorale: «Pasci i miei agnelli»; «Pasci le mie pecorelle». E' come un prolungamento della missione di Gesù, che ha detto di sé «Io sono il buon Pastore» (Gv 10,11). Gesù, che ha partecipato a Simone la sua qualità di «pietra», gli comunica anche la sua missione di «pastore».
    La Chiesa è di Cristo, non di Pietro. Agnelli e pecorelle appartengono a Cristo, e a nessun altro. Gli appartengono come a “buon Pastore”, che «offre la vita per le sue pecore» (Gv. 10,11). Pietro deve assumersi il ministero pastorale nei riguardi degli uomini redenti «con il sangue prezioso di Cristo» (1Pt 1,19) e amministrare e guidare il gregge per nome e per conto del Buon Pastore.
(Discorso di S. S. Giovanni Paolo II, ud. Generale del 9 dicembre 1992)
 
 "Pasce agnos meos, pasce oves meas"
 
 Nella Liturgia della Messa di intronizzazione del Sommo Pontefice, il Vangelo è proprio tratto da quello di San Giovanni, 21, 15-19.
 
 
    4) Tradizione degli Apostoli
    Queste autorevoli investiture da parte di Cristo, ribadite dopo la Risurrezione («Pasci le mie pecorelle!») viene rispettata dagli altri Apostoli.
     Pietro è sempre indicato per primo in tutti gli elenchi degli apostoli (Matteo 10, 2-4, Marco 3, 16-19 e Luca 6, 13-16; At. 1, 13) oltre che risultare presente nei principali avvenimenti del ministero di Gesù (Trasfigurazione, ecc).
    Anche nella Prima Lettera ai Corinzi 15, 3-5 Pietro viene menzionato da Paolo in testa alle lista come testimone autorevole della risurrezione, e nei capitoli precedenti Pietro è considerato come modello esemplare del ruolo apostolico. Vediamo infatti Pietro svolgere, dopo l'Ascensione, il ruolo di guida.     Presiede alla elezione di Mattia e parla a nome di tutti sia alla folla accorsa ad ascoltarlo davanti al cenacolo, nel giorno della Pentecoste, sia più tardi davanti al Sinedrio. (Catechismo della Chiesa Cattolica 552-553)
    Lo stesso Erode Agrippa sa di infliggere un colpo mortale alla Chiesa nascente con l'eliminazione del suo capo, S. Pietro.

    Lo sviluppo del cristianesimo nella capitale dell'impero attestato dalla lettera paolina ai Romani (scritta verso il 57) non si spiega tuttavia senza la presenza di un missionario di primo piano. La venuta, qualunque sia la data in cui ciò accadde, e la morte di S. Pietro a Roma, sono suffragare da tradizioni antichissime, accolte ora universalmente da studiosi anche non cattolici. Lo attestano in maniera storicamente inoppugnabile anche gli scavi intrapresi nel 1939 per ordine di Sua Santità Pio XII nelle Grotte Vaticane, sotto la Basilica di S. Pietro, e i cui risultati sono accolti favorevolmente anche da studiosi non cattolici.
 

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