Parrocchia di San Siro

storia della torre campanaria


STORIA DEL CAMPANILE:
STORIA DI UNA CITTA'

    SEC. XI

    Origini.
    In concomitanza con la costruzione della chiesa, la torre campanaria molto probabilmente ebbe un’altezza pari a quella dei muri del tempio. 
    Quello che è certo che fu eseguita in pietra a vista, perfettamente squadrata, come il corpo dell’edificio e verosimilmente terminava come i tutti i campanili duecenteschi della Liguria: con un agile cuspide piramidale.
Successi
 

    SEC. XV.
 
    Successivamente, fu iniziato l’innalzamento della torre e per eseguirla furono praticare delle trifore sui lati brevi e quadrifore sui lati lunghi all’altezza della cella campanaria. Questo particolare metodo induce a datare la costruzione non più tardi del 1400.

    Arriva l'orologio meccanico
    In occasione del successivo collocamento dell’orologio, il vuoto delle trifore e quadrifore fu riempito (per assicurare maggiore stabilità) e intonacato.
    La cuspide medioevale resistette alle intemperie e alle scosse tettoniche lungo il corso dei secoli, fino al periodo della rivoluzione del 1753.
 
    
    SEC. XVII
    
    Viene innalzato il Campanone: Bacì.
    Il Canonico Prevosto, Mons. Francesco Lavagnino volle arricchire la torre campanaria e fornirla di un Campanone. Il Capitolo, approvato il progetto, affidò il progetto e la fusione ad un religioso laico dell’Ordine dei Frati Cappuccini del Convento di S. Remo (presso il quale era un forno fusorio). Il 22 febbraio 1686 infine fu innalzato il primo Campanone della Collegiata di  San Siro.
 
    
    SEC. XVIII
    La struttura e l’aspetto artistico che presenta il campanile ai nostri giorni ebbero seguito dei fatti storici che si succedettero durante la Rivoluzione del 1753 che vide il Comune di S. Remo ribellarsi all’oppressione di Genova.
 
    
    La rivoluzione del 1753    
    Una delle mille occasioni di dissidio tra le due città fu rappresentata da una insolita richiesta della comunità della Colla di separazione dal Distretto di S. Remo.
    Durante l’adunanza del Magnifico Consiglio (che avrebbe dovuto indicare due persone da affiancare ai notabili Genovesi incaricati della delimitazione tra i due Comuni) nacquero tafferugli tra la folla che attendeva fu fatto prigioniero e incarcerato l’odiato Commissario Generale genovese Doria.
    Stante la gravità della situazione e le delicate decisioni da assumere fu convocato, col rituale suono del Campanone (clicca qui), il Parlamento dei Sanremaschi (l’adunanza plenaria di tutti i cittadini di S. Remo) per decidere il da farsi.
    Al suono dei rintocchi di Bacì, il popolo accorse numeroso e decise di chiedere l’annessione della città al Regno di Sardegna, al fine di chiedere la conseguente protezione armata nei confronti di Genova.
    Respinti dal Gabinetto del Re e invitati a uscire dagli Stati Sardi, i Sanremaschi si videro allora costretti a preparasi alla reazione di Genova e i cittadini, in nobile gara, iniziarono a offrire il braccio e le proprie sostanze.
    La reazione genovese arrivò lesta: all’alba del 13 giugno 1753, lunedì di Pentecoste, la flotta della Repubblica di Genova fu avvistata al largo delle coste sanremesi, comandata dal Generale Agostino Pinelli.
    Non avendo risposto la Città di San Remo all’ultimatum (di liberare nel termine di due ore il Commissario Doria sotto pena di mettere a ferro e a fuoco la città) il Generale Pinelli bombardò per tutto il giorno (e la notte seguente) coi cannoni delle navi. 
    Essendosi così arresi i cittadini di San Remo, e arrivati ad un compromesso, il Generale Pinelli, però, trascorsi due giorni, incarcerò un numero elevatissimo di cittadini, e chiese il pagamento di ottantamila lire come riscatto, nel tempo di due ore.

    La punizione di Genova: l’abbattimento del campanile e la rimozione del 
                                             Campanone.
    Ma la punizione dei genovesi non era terminata e prevedeva qualcosa di grave.     
    Oltre l’abolizione dello Statuto della città e di ogni privilegio per la città, ai saccheggi di chiese e case, il Pinelli, ordinò, proprio il 7 luglio 1753, durante le celebrazioni del santo Patrono Siro, di far calare a terra, da una squadra di suoi galeotti, il Campanone (che aveva dato il segnale della rivolta) ed far abbattere il campanile (fino alla camera dell’orologio).
    Il glorioso campanone civico fu portato a Genova ed esposto alla popolazione alla stregua del più comune bottino di guerra.
 
    La ricostruzione del campanile.
    Da lì a pochi mesi però i Sanremaschi si unirono per la ricostruzione della città e, ovviamente, anche del campanile (e delle campane) seguendo i dettami stilistici ed architettonici dell’epoca (seconda metà del Settecento, stile tardo barocco).
    La riedificazione del fusto fu disordinata e fatta con pietre cantonali squadrate e la parte terminale fu costruita con mattoni e forti spessori (il cui peso eccessivo provocherà nei secoli successivi non poche crepe e pericolosi cedimenti).
    Sarà quest’ultimo campanile che è conosciuto fino alle nostre generazioni e che riprodotto in numerose stampe, fotografie, rappresenta l’emblema della nostra città e caratterizza lo skyline di San Remo.
 
    Bacì ritorna a S. Siro.
    Qualche decina di anni dopo il Magnifico Consiglio del Comune di San Remo faceva istanza al Senato della Serenissima Repubblica di Genova per la restituzione del Campanone. Essa fu accordata e Bacì torno su una Nave Genovese nel 1784.
    Poiché fessato e con molti pezzi mancanti, il bronzo del campanone fu utilizzato per la fusione di un nuovo Campanone.

 
    SEC. XX
 
    Il campanile cede
    Nel 1938, però, furono evidenti le conseguenze dei continui ed inesorabili cedimenti che minarono la stabilità della torre e delle strutture portanti.
    Il Canonico Prevosto, Mons. Luigi Boccadoro, seriamente preoccupato per le precarie condizione dell’ultima torretta, decise che non fosse più suonato il civico Campanone (lettera del Prevosto al Podestà di S. Remo, 8 febbraio 1939).
    Nel corso degli opportuni sopralluoghi successivi, si constatò che il peso dell’intero campanile posava nel vuoto delle arcate interne della navata laterale sinistra, sorretta da una colonna di blocchi di pietra a sezione ottagona. Come conseguenza della situazione la colonna in questione (la quinta) era in stato di profonda degradazione e sfaldamento. 
    Stante quindi un serio ed attuale pericolo di crollo della torre, e di rovina sulla chiesa, il Podestà, il 7 febbraio 1940 a tutela della pubblica incolumità ordinò: «… al Prevosto Canonico Boccadoro Luigi, parroco della chiesa Cattedrale di San Siro, di chiudere stabilmente ed immediatamente la chiesa in tutte le entrate, onde evitare che il pubblico possa accedervi, con diffida che non ottemperando a quanto sopra, sarà provveduto d’ufficio…».
    Il Podestà, inoltre, ordinò all’Ingegnere capo del Comune di far sbarrare l’accesso alla piazzetta laterale alla chiesa, sottostante il campanile, e al Genio Civile di far costruire provvisori muraglioni di mattoni e malta attorno alla colonna lesionata (fino alla sommità degli archi), in modo da scaricare la colonna stessa dal peso su di essa insistente.
 
    Bombardamenti durante la II Guerra Mondiale.
    Anche San Remo, come quasi tutte le città italiane, subì l’occupazione dei tedeschi, prima e i bombardamenti degli Alleati poi.
    E anche San Remo riportò numerose ferite sia alla popolazione sia alla città.
    Per quanto riguarda la chiesa di S. Siro, deleterio fu il bombardamento del 1944, durante il quale fu colpito il campanile e la navata sinistra. A seguito dell’esplosione fu distrutto il montante sinistro del castello delle campane che si sconquassò e cedette di 5 cm.
    Poiché durante il suono delle campane si verificava una pericoloso e notevole oscillazione dell’intera incastellatura (a causa anche delle condizioni ormai pessime del legname, che risaliva ancora al ‘400) il Canonico Prevosto, Mons. Boccadoro decise di non suonare più la campana situata nella lanterna e nella parte sinistra del campanile.
    Egli, inoltre, avvisò il Commissario Prefettizio sollecitando la fornitura di putrelle di ferro per provvedere alle riparazioni della cella campanaria. 
    Ma ormai il vecchio San Scì, malato e traballante, rappezzato con muraglioni all’interno della chiesa, e puntellato nel campanile, non poteva sopportare più a lungo un definito restauro e una completa ristrutturazione. Fu così allora che attraverso i rintocchi del suo Campanone pericolante, chiese aiuto alla cittadinanza che lo amava sempre, e convocando i rappresentanti in seduta straordinaria (19 febbraio 1947) chiese aiuto.
 
    Iniziano i lavori di ristrutturazione: il campanile rimane barocco!
    Al termine di numerose sedute l’assemblea Sanremasca (l’antico Parlamento di San Remo di epoca passata) approvò l’esecuzione dei lavori di restauro.
    Si iniziò subito allo scrostamento dell’intonaco esterno della parte terminale della torre per poi giungere alla cella campanaria. In questa operazione venne alla luce, sul lato occidentale, un archetto di trifora tardo medioevale, e di quadrifore sui lati lunghi (che avevano lasciato il posto alle grosse monofore settecentesche).
    In seguito al rivestimento, la Sovraintendenza, sospese i lavori per studiare lo stile che avrebbe dovuto seguire durante il restauro, che interpellò anche il Ministero della Pubblica Istruzione-Direzione Generale Belle arti.
    Nel frattempo i tecnici si dedicarono alla colonna lesionata. Essi rimossero i muraglioni di mattoni costruiti nel 1940, e procedettero all’inserimento nella colonna di un pilastro di ghisa, del peso di 3 tonnellate, rivestendolo con gettate di calcestruzzo e completato con le pietre originarie.
    Nel frattempo il 19 gennaio 1948 il Ministero della Pubblica Istruzione fece pervenire la propria decisione circa il mantenimento del campanile nelle sue originarie linee barocche e la valorizzazione delle guglie, dei pinnacoli, ecc.
    Si pose mano, quindi, al restauro al campanile barocco e alla sua parziale ricostruzione. Al detto scopo vennero utilizzate tecniche moderne, che consentirono di non sovraccaricare le strutture sottostanti pur conferendo, in maniera decisiva e duratura, stabilità alla torre.
    Nel corpo centrale, dove si trova la cella campanaria, il legno originale (di età tardo medioevale) dell’incastellatura fu sostituito da sostegni di ferro, destinati a reggere i bronzi.
    I progettisti furono assai attenti a realizzare l’opera impiegando tutti quegli accorgimenti atti a distribuire il grave peso sulla cintura di cemento armato, aggiunto internamente lungo i muri perimetrali del campanile e per ridurre a zero le sollecitazioni dinamiche derivanti dall’impiego delle campane suonate a distesa.
    Secondo i progetti originari, il campanile fu anche decorato con intonaci colorati, secondo l’uso settecentesco.

 
    Conclusione dei lavori.
    Finalmente i lavori si conclusero il 16 marzo 1948 e gli operai entusiasti e orgogliosi del lavoro eseguito con fatica ma con pari affetto, issarono la bandiera di S. Remo sul campanile appena sistemato, riconfermando l’intimo legame che unisce la cittadinanza al suo San Siro.
 
    Poco più tardi, il 21 aprile, venne innalzata sulla sommità della cupola la Croce, a il Canonico Prevosto, Mons. Boccadoro benedisse la lapida, apposta ad perpetuam rei memoriam dei lavori di sistemazione della torre campanaria.


Lapide commemorativa, parete nord della Basilica, sotto alla torre campanaria


LA SACRA TORRE
PER ANTICHITA' E INGIURIA DEI TEMPI
FATISCENTE,
NELLO STESSO LUOGO E NELLA STESSE FORMA
LA CITTA' MATUZIANA
CON STUDIO CURO' CHE FOSSE RISTRUTTURATA,
AFFINCHE', DALLA BRONZEA VOCE DELLE CAMPANE
IL POPOLO CONVOCATO ALLE SACRE FUNZIONI,
FAUSTISSIMI DONI
DAL SIGNORE IMPLORI

A. D. 1948

  
Traduzione del testo latino della lapide.
 
    Gli ultimi restauri.    
    Nel 1975, il Canonico Prevosto Mons. Pasquale Oddo provvide ad una nuova tornata di restauri che, ottenute le dovute autorizzazioni e seguendo le direttive dell’Istituto di Studi Liguri, portò al recupero di tutte le parti medioevali ancora non distrutte (ma che erano state coperte dall’intonaco del 1948) e al ripristino di tutti gli elementi architettonici barocchi (fregi, pinnacoli, guglie) che caratterizzavano il campanile.
 
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Fonti bibliografiche
 
- Archivi e Verbali della Parrocchia e della Fabbriceria di San Siro.
- Mazzoni A., San Siro, storia di una chiesa
- Ceschi C., Il Campanile di S. Siro a S. Remo, Rivista Ingauna e Intemelia - Bordighera, 1948, n. 1
- Ferrari G., San Remo, 500 secoli, Tacconis Editore, 1965, vol. II.
- Calvini N., La chiesa di S. Siro a S. Remo, Cuneo 1955.

-
Rossi G., Storia di S. Remo, Bologna 1972.   
- Grosso G. B., Il monte della pietà, Genova 1683.
 


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