Parrocchia di San Siro

                                           CARU MEI CAMPANIN
                                       (A buriana, 1952)



Tra i poeti che hanno celebrato il senso di amore per il campanile di San Siro, e il suo "simpatico din dan" , ricorsiamo Gin de Stefani, noto poeta e commediografo del quale riportaimo questo brano in vernacolo sanremasco. 
    Una copie dell'opera è conservata nell'archivio della Collegiata, autografata dallo stesso Gin de Stefani, per gentile donazione che la sorella
dell'autore, Signora Lia Coleri-de Stefani, fece alla Parrocchia il 27 maggio 1975.
      Il brano è tratto dall'opera teatrale "Buriana", ed è "L'adiu de Mastr'Antò au campanin de San Scì" - Finale du primu atu.

 
 
                                             
            Caru mei campanin

Caru mei Campanin, niu de civete,
d’aragni, de rascasse e d’agurete
früstu de levantade e lavastrui,

cen de magagne antighe e de tacui,
a te gardu cu u cö pecin cuscì,
pensendu aa nustalgia de candu mi
-passendo in föra – a te veirò pecin
pe scumparime aa vista cian cianin!...
che tristessa sarà mi duman
nu sentì ciü u simpaticu "din dan"
de to campane!…
 
Au tramuntà du su
A sentirò che i öji, cum’avù,
i s’inümidiran daa cummussiun
e a stentu a purerò tegnì u magun!.

A vagu, ma u mei cö u l’è arestau chi,
a l’umbra de San Romilu e San Sci,
prutexime inti crüssi, intu ciacrin,
o sciacarelu, gurdu, Campanin!                                             

             Caro mio campanile                                        

Caro mio campanile, nido di civette, 
di ragni, di rascasse (gechi) e di lucertole
consumato dal forte vento di levante e da  
                                                        acquazzoni
pieno di antiche magagne e di rattoppi

ti guardo con con il cuore piccino così
pensando alla nostalgia di quando io
-andandomene- ti vedrò piccino
per scomparirmi alla vista pian pianino
Che tristezza sarà per me domani
non sintire più il simpatico "din dan"
delle tue campane!...

Al tramonto del sole
sentirò che gli occhi, come adesso
si inumidiranno per la commozione
e a stento potrò tenere il magone!

Vado, ma il mio cuore è restato qui,
all'ombra di San Romolo e di San Siro
proteggimi nei momenti di difficoltà e afflizione
o tenero, robusto
Campanile.                            
     

                                                                   per la traduzione si è consultato il 
                                                                                                    Pio Carli (a cura di) DIzionario Dialettale, Ed. Tip. S. Giuseppe, Arma di Taggia
                                                                                                    13 ottobre 2003, solennità di S. Romolo, Ristampa anastatica,
                                                                                                    a cura della Famija Sanremasca
Arte e Tradizioni
         Gin de Stefani .

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