Parrocchia di San Siro

La storia di San Siro,
Vescovo di Genova
titolare dell'Insigne Basilica Collegiata in San Remo
 

    

Fonti: Il beato Jacopo da Varagine (Varazze) in una sua "storia" elenca i seguenti vescovi di Genova: Valentino, Felice, Siro, Romolo. nel VI secolo.
In questa serie di Vescovi emergono in modo particolare per la nostra terra la figura di Siro, che darà il nome alla "Cattedra" episcopale (cioè alla Cattedrale di San Siro) e poi Romolo, che darà il nome all'intera Città di San Remo (Civitas Sancti Romuli, pro vulgo S. Remo) e di cui diventerà Santo Patrono (festa il 13 Ottobre). Ulteriori informazioni possono trovarsi sul sito della Parrocchia di S. Siro a Nervi
http://www.plebanadinervi.it/
 
Nell'annuario della Diocesi Genovese si afferma che S. Siro morì prima del 381, avendo retto la Diocesi per circa 30 anni, nel secolo IV. Fonti storiche più attendibili pongono invece la vita di Siro nel VI secolo.
Un secolo in cui la Chiesa celebrò due Concili Ecumenici, a Nicea nel 325 e a Costantinopoli nel 381, a cui memoria resta ancora il simbolo chiamato appunto Niceno-Costantinopolitano, in cui si riaffermano le idee fondamentali sul Mistero della SS. ma  Trinità,messa in discussione dagli eretici, capeggiati  da Ario. 

Vita: La sintesi degli studi più accreditati lo vorrebbe nato sul fondo vescovile di Molliciana (oggi Molassana) in località Struppa, nella Val Bisagno (dove oggi si trova un’antica Basilica a lui intitolata)
    La tradizione vuole Siro figlio di certo Emiliano Dolcino che si era unito in matrimonio con una buona cristiana nata in Nervi. I genitori lo affidarono al Vescovo di Genova Felice, affinché lo educasse. Il piccolo Siro diede subito segni non dubbi delle proprie qualità.
 
Diacono a San Remo. Avviato agli Ordini Sacri, non appena
ordinato Diacono fu inviato dal Vescovo Felice proprio qui a San Remo (che allora si chiamava Villa Matutia). Siro aveva ricevuto l’incarico di sostenere e aiutare nell’apostolato e nell’evangelizzazione il Sacerdote Ormisda, che amministrava i Sacramenti in qualità di “corepiscopo” (cioè  rappresentante del Vescovo in queste nostre terre, che dipendevano dalla giurisdizione ecclesiastica del Vescovo di Genova ed erano suo feudo personale).
    In quegli anni Siro seppe profittare degli esempi e della scuola di quel Santo Sacerdote che perfezionò la formazione del giovane Siro.
   Si ricorda che, grazie alle sue preghiere, liberò dal demonio la figlia del Questore della città, Galliano, accrescendo così l'interesse degli abitanti di San Remo per la fede e la religione cattolica. Nella città di Tabia (Taggia), esorcizò anche il corpo della figlia del romano Gallione (ricco esattore delle tasse)   toccato dalla grazia ricevuta, si convertì al cristianesimo e donò alla Chiesa vasti possedimenti nei pressi del torrente
Argentina. Sul suo  esempio, altre nobili famiglie di San Remo e di Ceriana lasciarono al futuro vescovo Siro poderi e proprietà fondiarie, ingrandendo così i possediementi della Diocesi genovese nel Ponente.
    Diede disposizioni che il corpo del Sacerdote Ormisda, morto in fama di santità, fosse deposto nella piccola Pieve Battesimale, sotto l'altare che egli stesso decise di consacrare, e sotto il quale ebbe momentanea sepoltura anche Romolo.
 
Ausiliario del Vescovo di Genova. Dopo alcuni anni, Siro fu richiamato a Genova dal Vescovo Felice che intendeva servirsi di un elemento tanto prezioso. Siro infatti dienne collaboratore del Vescovo del governo della Diocesi.
 
Vescovo di Genova. Alla morte del Vescovo Felice, Siro venne acclamato dal clero e dal popolo quale successore del Vescovo.
    Siro si dedicò alla nuova missione episcopale per quasi trent’anni (345 – 381?), emulando gli esempi del suo predecessore Felice e confermò la stima che i figli gli avevano dimostrato. La sua azione pastorale e missionaria infatti suscitò benevolenza ed ammirazione, con la predicazione, miracoli e l’alleviamento di pene e miserie anche nella nostra terra, a cui era rimasto legatissimo, dopo la prima esperienza pastorale fatta qui.     Durante i trent’anni del suo ministero pastorale a Genova, la vita cristiana della città di progredì a tal punto che i suoi contemporanei tramandarono ai posteri il nome di Siro abbinandolo meritevolmente al ricordo di un pastore santo e vigilante.
 
 
     Morte: Non si hanno notizie precise sulla sua morte, ma il Martirologio Romano ricorda che il Vescovo Siro morì il 29 giugno probabilmente del 381 in età avanzata e in fama di indiscussa santità.
    Il corpo del Vescovo Siro fu sepolto a Genova nella Basilica dei Docidi Apostoli, che in seguito prese il suo nome (S. Siro nel centro storico).
 
Culto e devozione di San Siro. La Chiesa Cattolica lo ricorda nel Martyrologium Romanum il 29 giugno, giorno della sua nascita al cielo. In liguria e a San Remo, la sua festa di celebra il 7 luglio a ricordo della traslazione di una parte delle sue sacre reliquie dalla chiesa degli Apostli alla Cattedrale di San Lorenzo ad opera del Vescovo Landolfo (1019-1034) nel 1019.
    Il culto per il Santo Siro si diffuse in tutta la Liguria (Genova, Nervi, Struppa) e in Piemonte (Mondovì) e a Desio. Ovviamente anche a San Remo (dove d'altronde Siro si era formato e fatto conoscere) a cui venne  dedicata la Pieve Battesimale in cui aveva operato quale diacono Siro.
    Nel XII secolo a San Remo venne eretta una chiesa più grande al posto dell'antica Pieve di San Siro (che è la nostra Basilica Concattedrale) e consacrata dall'Arcivescovo di Genova, il Cardinal Siro de' Porcello, nell'ottobre del 1143, col titolo di "San Siro, Vescovo". 
    In essa istituì anche un Collegio di 4 Canonici Agostiniani retti da un Preposto,  elevandola quindi alla dignità  di Prepositura Collegiata.   

        
   Le sacre reliquie di San Siro sono tuttora conservate a Genova,   Cattedrale di S. Lorenzo; anche nella nostra  Basilica si venera una reliquia di San Siro, conservata nel "busto" seicentesco che rappresenta il Santo e che viene  esposta in alcune occasioni solenni durante l'anno (tra cui il 7 luglio, festa di S. Siro).   
Esse furono chiese dal Comune di S. Remo al Senato della Serenissima Repubblica di Genova e arrivarono a S. Remo, via mare, il 27 giugno 1681, insieme a quelle di San Romolo. Furono trasportate con molto clero e popolo convenuti fino alla Colleggiata di San Siro, al suono di tutte le campane della città.
                                                                                                     
                                                                                                                                            
                     
    Leggende: Del suo episcopato l'arte ha amato fissare un momento particolare, e cioè il suo intervento per la liberazione della Città dai miasmi di un basilisco, un serpente gigante che ammorbava le contrade, seminando strage intorno. Quel serpente gigante, delle sue raffigurazioni non è altro che l'eresia Ariana.
Il Beato Jacopo da Varagine inoltre ricorda anche che Siro, ancora bambino, avrebbe resuscitato con un un merlo che era a lui molto caro.
 
Raffigurazione San Siro viene rappresentato in abiti pontificali (piviale, mitra e pastorale), con il crocefisso in mano, a ricordare l'opera di evangelizzazione e apostolato a Genova e a San Remo, con ai piedi il basilisco a rappresentare l'eresia dell'arianesimo combattuta e sconfitta dal Santo (vedere il mosaico sul portale della Basilica e la "Pala" nel Coro) e un uccellino nero, a ricordare la leggenda del merlo che egli avrebbe resuscitato quando era ancora bambino.  
                 
Solennità di San Siro. (7 luglio). Il giorno 6,
in Basilica sono cantati i Primi Vespri Solenni.
Alla S. Messa solenne, celebrata dal Vescovo                     
della
Diocesi di Ventimiglia - S. Remo,  
 
assistono i  Canonici della Basilica.  Durante l'offertorio vengono offerte le mescìe (fichi fioroni) in ricordo delle decime che i sanremaschi pagavano ai Canonici del Capitolo. (clicca qui)
 
Al termine della Celebrazione Eucaristica, il Vescovo, raggiunta processionalmente la piazza della Basilica, benedice il tradizionale foghetto de San Scì, occasione per chiedere una speciale benedizione per i luoghi e i tempi delle vacanze estive, per i parrocchiani e i turisti ospiti nella nostra città.

A San Siro è dedicata la terza delle 10 campane del Campanile della Basilica di S. Siro, con la sentenza: Sancto Syro, titulari Ecclesiae loci quoque patrono et defonsori fortissimo (A S. Siro, titolare della chiesa locale, e patrono e protettore potentissimo) (
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Vita del Santo


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